come migliorare la vista con presbiopia e cataratta

Presbiopia e cataratta: il ruolo del cristallino e le soluzioni moderne

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Con il passare degli anni, la qualità della visione cambia in modo naturale. Leggere un messaggio sul telefono diventa più difficile, serve più luce per mettere a fuoco da vicino o la vista appare progressivamente più offuscata. In molti casi, questi segnali sono legati a due condizioni molto comuni: presbiopia e cataratta, entrambe strettamente connesse al funzionamento del cristallino, la lente naturale dell’occhio.

Il cristallino ha un ruolo importantissimo nella messa a fuoco: è una struttura trasparente ed elastica che consente all’occhio di adattarsi alle diverse distanze. Con l’età, però, questa lente perde gradualmente elasticità e trasparenza. 

La riduzione della capacità di accomodazione è alla base della presbiopia, mentre l’opacizzazione progressiva del cristallino porta allo sviluppo della cataratta. Parliamo di due processi diversi, ma spesso concomitanti, che possono incidere anche molto sulla qualità della vita quotidiana.

C’è da dire, però, che oggi la medicina oftalmologica propone soluzioni moderne, sicure e personalizzate per entrambe le condizioni. Grazie alla medicina moderna, si può recuperare una visione più nitida, ma anche ridurre o eliminare la dipendenza da occhiali.

Cristallino e accomodazione

Il cristallino è una lente naturale trasparente situata all’interno dell’occhio, fondamentale per la messa a fuoco delle immagini sulla retina. La sua funzione principale è modulare il potere rifrattivo dell’occhio, permettendo di vedere nitidamente sia da lontano sia da vicino. Questo meccanismo, chiamato accomodazione, è il risultato di un delicato equilibrio tra più strutture anatomiche che lavorano in sinergia.

Il cristallino è avvolto da una sottile capsula, elastica e resistente, a cui sono collegate le zonule, sottili fibre che lo ancorano al corpo ciliare. Quando guardiamo un oggetto lontano, il corpo ciliare è rilassato: le zonule sono tese e il cristallino assume una forma più piatta, riducendo il suo potere rifrattivo. Al contrario, quando osserviamo un oggetto vicino, il corpo ciliare si contrae, le zonule si rilassano e la capsula consente al cristallino di diventare più curvo, aumentando la capacità di messa a fuoco.

Con questo sistema così sofisticato abbiamo la possibilità di vedere in modo chiaro. Questa possibilità può cambiare con il passare del tempo: la capsula perde parte della sua elasticità e il cristallino diventa progressivamente più rigido. Di conseguenza, la sua capacità di modificare la curvatura si riduce: è questo il meccanismo che porta alla presbiopia, ovvero la difficoltà a vedere nitidamente da vicino.

Parallelamente, il cristallino può andare incontro a un processo di perdita di trasparenza, legato a modificazioni strutturali delle sue proteine interne. Quando questa opacizzazione diventa importante, si sviluppa la cataratta. Presbiopia e cataratta hanno quindi una base comune: il progressivo cambiamento delle caratteristiche biomeccaniche e ottiche del cristallino.

L’invecchiamento del cristallino: elasticità e accomodazione in calo

Con il passare degli anni, il cristallino va incontro a cambiamenti fisiologici progressivi che ne modificano le proprietà meccaniche e ottiche. Uno dei processi più rilevanti è la sclerosi nucleare, ovvero l’indurimento graduale della parte centrale del cristallino, che comporta una crescente rigidità della lente naturale dell’occhio. 

Questo fenomeno è accompagnato da un aumento dello spessore del cristallino, dovuto all’accumulo continuo di nuove fibre nel tempo.

Tutti questi cambiamenti strutturali hanno un impatto diretto sull’ampiezza accomodativa, cioè sulla capacità dell’occhio di variare il proprio potere di messa a fuoco. Con l’aumento della rigidità, il cristallino perde progressivamente la possibilità di modificare la sua curvatura in risposta alla contrazione del corpo ciliare. Anche se il meccanismo neuromuscolare rimane in gran parte funzionante, la lente non riesce più a deformarsi in modo efficace.

Il risultato di questo processo è la presbiopia, una condizione fisiologica che si manifesta generalmente a partire dai 40–45 anni e che si traduce in una crescente difficoltà nella visione da vicino. I primi segnali sono spesso trascurabili e non vi associamo direttamente un problema “grave”: necessità di allontanare il testo, bisogno di più luce per leggere, affaticamento visivo durante le attività prolungate a distanza ravvicinata.

Trasparenza e qualità ottica

La capacità del cristallino di garantire una visione nitida dipende in larga parte dalla sua trasparenza, una proprietà mantenuta grazie a un’organizzazione estremamente ordinata delle proteine cristalline che lo compongono. 

Le proteine sono disposte in modo tale da permettere alla luce di attraversare il cristallino senza dispersioni, assicurando un’elevata qualità ottica.

Con il passare del tempo, però, questo equilibrio può alterarsi. I motivi possono essere diversi:

  • Stress ossidativo;
  • Esposizione prolungata ai raggi UV;
  • Processi di glicazione, soprattutto nei pazienti diabetici.

Il risultato è un aumento dello scattering, cioè della diffusione della luce all’interno del cristallino. Invece di essere focalizzata correttamente sulla retina, la luce viene dispersa in più direzioni, riducendo il contrasto, la nitidezza e la percezione dei dettagli. Possiamo definire questo processo come opacizzazione del cristallino, il meccanismo alla base dello sviluppo della cataratta.

Presbiopia e cataratta: due esiti dello stesso processo

Presbiopia e cataratta vengono spesso considerate come condizioni separate, ma in realtà rappresentano due esiti diversi di uno stesso processo biologico: il progressivo invecchiamento del cristallino. 

I cambiamenti che avvengono a livello strutturale e funzionale iniziano molti anni prima della comparsa dei sintomi evidenti e possono oggi essere descritti e misurati in modo sempre più preciso grazie a tecnologie diagnostiche avanzate.

Dal punto di vista ottico, il cristallino giovane presenta una distribuzione graduale dell’indice di rifrazione, nota come gradient-index, che consente una messa a fuoco efficiente e una buona compensazione delle aberrazioni. Con l’età, questo equilibrio si altera: l’aumento di densità del nucleo e la perdita di elasticità modificano il profilo refrattivo interno, riducendo l’efficacia dell’accomodazione e favorendo la comparsa della presbiopia.

Parallelamente, le stesse modificazioni strutturali possono essere analizzate attraverso la densitometria, che misura l’aumento progressivo della densità del cristallino. Esistono, ad oggi, tecniche di imaging come la Scheimpflug che ci permettono di visualizzare e quantificare queste variazioni, identificando precocemente i segni di opacizzazione ancora prima che la cataratta diventi clinicamente evidente.

Dal punto di vista funzionale, l’invecchiamento del cristallino si traduce anche in un incremento delle aberrazioni di alto ordine, che compromettono la qualità visiva oltre la semplice acuità. 

Anche in questo caso, ci sono strumenti che possono aiuarci, come l’analisi wavefront e dei sistemi oggettivi di valutazione della qualità ottica, come l’OQAS, utili per misurare fenomeni quali la dispersione della luce e la riduzione del contrasto, spesso percepiti dal paziente come abbagliamento o visione “annebbiata”.

In questa prospettiva, presbiopia e cataratta non sono eventi improvvisi, ma tappe progressive di un continuum: prima si riduce la capacità accomodativa, poi peggiora la qualità ottica, fino all’opacizzazione vera e propria del cristallino. 

Quale lente scegliere?

La scelta della lente intraoculare dopo l’intervento di cataratta o nell’ambito di una soluzione chirurgica per presbiopia è un passaggio fondamentale, perché incide direttamente sulla qualità visiva, sulla profondità di fuoco e sulle abitudini quotidiane del paziente. 

Parlando, nello specifico, di lenti, oggi non ne esiste una “migliore in assoluto”, ma esistono IOL progettate per esigenze visive diverse, che vanno valutate caso per caso.

  • Le IOL multifocali sono state tra le prime soluzioni pensate per ridurre la dipendenza dagli occhiali. Suddividono la luce su più fuochi, permettendo di vedere sia da lontano sia da vicino. Offrono una buona autonomia visiva, ma in alcuni pazienti possono aumentare fenomeni come aloni o abbagliamenti, soprattutto in condizioni di scarsa illuminazione;
  • Le IOL trifocali  sono un’evoluzione delle multifocali: oltre alla visione da lontano e da vicino, includono un fuoco intermedio, utile per attività come l’uso del computer o dello smartphone. Garantiscono un’elevata indipendenza dagli occhiali, ma richiedono una selezione accurata del paziente per mantenere una buona qualità visiva in tutte le condizioni;
  • Le lenti EDOF (Extended Depth of Focus) lavorano in modo diverso: non creano più fuochi distinti, ma allungano la profondità di fuoco, offrendo una visione continua e più naturale soprattutto tra lontano e distanza intermedia. Questo approccio riduce il rischio di aloni e disturbi notturni, mantenendo un’eccellente qualità dell’immagine, anche se la visione da vicino può richiedere un piccolo supporto in alcune attività molto ravvicinate;
  • Le mini-EDOF sono una variante più recente, pensata per migliorare ulteriormente il compromesso tra nitidezza, continuità visiva e comfort. Offrono un’estensione moderata della profondità di fuoco, con grande attenzione alla qualità ottica e alla tolleranza individuale, risultando spesso adatte a pazienti esigenti o particolarmente sensibili alle aberrazioni.

Possiamo dire, dunque, che la scelta tra IOL multifocali, IOL trifocali, EDOF o mini-EDOF dipende da diversi fattori: stile di vita, esigenze lavorative, condizioni oculari di partenza e aspettative visive. Per questo è fondamentale una valutazione specialistica approfondita, supportata da esami diagnostici avanzati.

Prenota una visita presso le cliniche Vista Vision: i nostri oculisti analizzeranno il tuo profilo visivo in modo personalizzato e ti guideranno nella scelta della lente più adatta ai tuoi occhi, con l’obiettivo di offrirti la migliore qualità visiva possibile e una reale libertà dagli occhiali.