Palpebra cadente: cosa la provoca e come risolvere il problema

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L’occhio è un organo complesso, che nel corso della vita può andare incontro a numerose problematiche. Diversamente da quello che si crede, tuttavia, non sono solo i difetti visivi – come miopia, ipermetropia, astigmatismo e presbiopia – o le patologie che colpiscono le sue varie componenti a mettere a repentaglio il suo corretto funzionamento, ma anche le condizioni dei muscoli della palpebra. 
La ptosi palpebrale – comunemente detta palpebra cadente – non è solamente un problema che tocca l’ambito estetico, ma un vero e proprio disturbo che impatta in modo più profondo sulla capacità visiva

Cos’è la palpebra cadente e come si manifesta

La palpebra cadente – più correttamente definita ptosi palpebrale o blefaroptosi – è una condizione che comporta un abbassamento anomalo della palpebra superiore, fino a ricoprire parte dell’occhio, con un’evidenza che dipende dal livello di gravità del problema. Nei casi più lievi la palpebra supera di poco il bordo della cornea, mentre nei casi medi e gravi la palpebra copre parzialmente o interamente la pupilla, compromettendo anche in modo notevole la visione. 

I sintomi della palpebra cadente comprendono solitamente una generale difficoltà a muovere la palpebra, un senso di affaticamento oculare, un cedimento della pelle della palpebra e una perdita parziale della capacità visiva

Questa condizione si manifesta quando il muscolo responsabile – l’elevatore della palpebra superiore – non lavora correttamente, a causa di un naturale indebolimento – dovuto per esempio all’età avanzata del soggetto – o a danni o condizioni mediche
Non è tuttavia detto che la causa diretta del problema sia solo a carico del muscolo, come vedremo nei paragrafi successivi. 

Differenza tra ptosi palpebrale e palpebra rilassata

La ptosi palpebrale viene spesso accomunata al comune fenomeno della palpebra rilassata, detta anche dermatocalasi o blefarocalasi. Per quanto le due condizioni possano sembrare simili, si tratta in realtà di due cose diverse, una di tipo clinico (la ptosi) e l’altra prettamente estetica, per quanto fastidiosa (il rilassamento palpebrale). 

Avere un quadro più chiaro di entrambi i problemi è importante per essere più consapevoli dei trattamenti disponibili per l’uno e l’altro. Nello specifico: 

  • Ptosi palpebrale: si tratta di una condizione medica che porta la palpebra superiore a calare fino a coprire parzialmente l’occhio. Questa problematica non è semplicemente estetica, ma rischia di compromettere seriamente la capacità visiva nei pazienti e di causare ambliopia nei pazienti in età infantile. Di solito è causata da un’anomalia nel funzionamento del muscolo della palpebra, a causa di diversi fattori interni o esterni. In genere i trattamenti per risolvere il problema consistono in interventi di chirurgia palpebrale mirati.

  • Rilassamento palpebrale: la dermatocalasi invece non interessa il muscolo, ma la pelle, che – soprattutto a causa dell’invecchiamento – tende a calare sull’occhio, ma non lo copre. Per questo può provocare fastidio o un senso di affaticamento visivo, ma non compromette direttamente la visione. Può essere risolto con un intervento chirurgico chiamato blefaroplastica, che consiste nella rimozione della pelle della palpebra in eccesso.

L’impedimento della visione – tipico della ptosi e non della dermatocalasi – è uno dei sintomi più evidenti che differenziano queste problematiche e che permettono al paziente di capire se l’abbassamento della palpebra è una condizione estetica o se si traduce in una vera e propria patologia. Maggiore chiarezza può tuttavia essere fatta durante una visita oculistica, durante la quale il medico osserva la zona oculare e la sua muscolatura per fornire una diagnosi della palpebra cadente.

Le principali cause della palpebra cadente

Come anticipato nel paragrafo di apertura, il muscolo elevatore della palpebra superiore è il principale responsabile dei movimenti muscolari della zona interessata dalla ptosi. La presenza della patologia potrebbe però non essere attribuibile solo a fattori muscolari. Le cause sono numerose e vanno dal più semplice invecchiamento del muscolo palpebrale alle cause muscolari, meccaniche e neurologiche. Non va infine dimenticato il ruolo della genetica in molte condizioni che riguardano l’occhio.

Invecchiamento e perdita di tono muscolare

Il passare del tempo è una delle cause principali della palpebra cadente, poiché con l’età i muscoli del viso – e dunque anche quelli responsabili del movimento palpebrale – tendono a perdere tono. Questo fenomeno avviene anche in concomitanza con l’enoftalmo, ossia l’infossamento del bulbo oculare nell’orbita, che spesso si registra con l’invecchiamento. 

In questo caso si parla di ptosi senile, che spesso colpisce entrambe le palpebre (ptosi bilaterale). Durante la diagnosi della palpebra cadente il medico oculista terrà ovviamente conto dell’età del paziente, considerandola un fattore rilevante e valuterà la necessità o meno di ricorrere alla chirurgia. 

Cause congenite e genetiche

Nei casi in cui la ptosi palpebrale non sia provocata dall’invecchiamento, né da patologie o da danni, è possibile che la problematica sia presente fin dalla nascita. Quando è così è possibile che la palpebra cadente abbia cause genetiche, ossia che si siano registrate delle alterazioni a carico di alcuni geni. 

Quando il problema avviene nei bambini si parla nello specifico di palpebra cadente con cause congenite. In questi casi si registra un mancato sviluppo della muscolatura preposta al sollevamento della palpebra, che nelle forme che più compromettono la visione può causare nei pazienti più piccoli lo sviluppo dell’ambliopia, il cosiddetto occhio pigro
Questo tipo di ptosi può essere facilmente diagnosticata durante le regolari visite oculistiche fatte al bambino dopo la nascita e nei primi mesi di vita.

Cause neurologiche e muscolari

La ptosi viene definita neurogena quando la palpebra cadente ha cause neurologiche. Nello specifico i nervi che regolano il sollevamento della palpebra non sono più in grado di svolgere adeguatamente questo compito. In genere ciò avviene a causa della paralisi del nervo oculomotore – per esempio in seguito a ischemia – o per condizioni come emicrania oftalmoplegica, tumori al cervello, sclerosi multipla, botulismo, sindrome di Horner (l’interruzione del nervo che controlla l’occhio) o fenomeno di Marcus-Gunn (un riflesso anomalo che porta al sollevamento involontario della palpebra superiore).  

Se invece la palpebra cadente ha cause muscolari, si parla di ptosi miogenica. In molti casi questa condizione è favorita dalla presenza di miastenia oculare, ossia una manifestazione della patologia autoimmune miastenia gravis, che intacca la muscolatura degli occhi e delle palpebre, interrompendo la comunicazione tra nervi e muscolatura e causando una visione sdoppiata e palpebre cadenti. 
In presenza di sintomi come questi una diagnosi della palpebra cadente può essere fatta attraverso una visita medica e test mirati, come esercizi oculari, esami del sangue, elettromiografia (studio del muscolo in base alla sua attività elettrica), TAC o risonanze magnetiche, per evidenziare eventuali anomalie al timo, una condizione spesso presente in caso di miastenia. 
In altri casi la ptosi miogenica può essere causata anche da una forma di distrofia muscolare detta distrofia miotonica, che provoca la difficoltà a rilassare la muscolatura dopo averla attivata. 

Quando invece nello specifico è il tendine del muscolo elevatore a essere danneggiato – spesso a causa di traumi, interventi chirurgici o l’invecchiamento – si parla di ptosi aponeurotica.

Traumi e interventi chirurgici precedenti

Esistono inoltre delle cause traumatiche della palpebra cadente, come danni all’occhio o alla testa che hanno compromesso il muscolo elevatore o interrotto il flusso neurale (ptosi traumatica) o lesioni e cicatrizzazioni dovute a interventi chirurgici precedentemente affrontati dal paziente (ptosi meccanica). 

La palpebra cadente di tipo meccanico si registra però anche in presenza di masse e neoformazioni, come per esempio gli angiomi palpebrali, neurofibromi o tumori, oppure infiammazioni, infezioni ed edemi.

Come diagnosticare correttamente la palpebra cadente

Qualunque sia la causa della ptosi, il primo passo per poter trattare il problema è ricevere una diagnosi della palpebra cadente accurata, con un’attenzione particolare a distinguere la ptosi da una più classica palpebra rilassata

Se il paziente nota i classici sintomi della palpebra cadente, è importante che si rechi il prima possibile da un medico oculista, che effettuerà prima di tutto l’osservazione e la palpazione della zona interessata, valutando per esempio:

  • Altezza delle palpebre, tramite la misurazione della distanza marginale riflessa (MRD-1 e MRD-2) e della distanza che intercorre tra la piega naturale della palpebra e il suo bordo (MFD)
  • Allineamento alla pupilla
  • Motilità palpebrale e oculare
  • Eventuale errata chiusura (lagoftalmo)

L’oculista valuta inoltre la presenza di disturbi come mal di testa, debolezza muscolare, visione sdoppiata, intorpidimenti, e sottopone inoltre il paziente a test mirati della vista, come l’esame del campo visivo e la classica visita ortottica. Attraverso queste valutazioni è in grado di diagnosticare in modo mirato la presenza di ptosi e di valutare la necessità di procedere con un intervento chirurgico. In genere i percorsi di fisioterapia per la palpebra cadente possono agire sulla muscolatura, ma non rappresentano un rimedio al problema. 

Quando rivolgersi a un chirurgo plastico o un oculista

Come anticipato sopra, il tipo di chirurgia palpebrale a cui sottoporsi in caso di palpebra cadente dipende dalla natura del problema. 
In caso di semplice palpebra rilassata – un disturbo dovuto al cedimento della pelle della palpebra – l’intervento più adatto è la blefaroplastica e il professionista a cui rivolgersi è solitamente il chirurgo plastico, sempre sotto consiglio del proprio medico curante o un oculista. 

Per la ptosi palpebrale è invece necessario affidarsi a un chirurgo oculoplastico, specializzato in interventi chirurgici che coinvolgono tutte le strutture dell’occhio, e quindi perfettamente in grado di gestire la complessità della chirurgia per la palpebra cadente

Rimedi per la palpebra cadente

I rimedi contro la palpebra cadente dipendono da vari fattori, in primis l’età del paziente, ma anche la gravità del disturbo. 
Quando la ptosi ha una causa congenita e si sviluppa nel bambino, la possibilità di sottoporre il giovane paziente a un trattamento viene rimandata, per dare l’opportunità ai muscoli della palpebra di svilupparsi del tutto. Solo in questo modo è possibile intervenire in modo mirato senza compromettere lo sviluppo. 

La chirurgia oculistica è invece necessaria e va attuata il prima possibile quando il disturbo ha un livello di gravità alto e dunque la palpebra superiore va a coprire parte o tutta la pupilla. In questo caso la capacità visiva è gravemente compromessa ed è necessario intervenire per ripristinarla. 
L’intervento è invece escluso o rimandato in caso di ptosi lieve o medio-lieve, poiché – malgrado questo disturbo provochi fastidi e disagi estetici – si tratta di un’operazione delicata, che deve garantire il giusto livello di elevazione per non creare ulteriori disagi. 

Prevenire la palpebra cadente: consigli pratici

Purtroppo a oggi non esiste una vera e propria prevenzione della palpebra cadente, poiché nella gran parte dei casi si tratta di un disturbo che non dipende dallo stile di vita, quanto piuttosto da lesioni, incidenti, cause mediche o congenite che vanno ad aumentare il rischio di sviluppare la patologia. 

È comunque sempre consigliato seguire uno stile di vita sano per gli occhi e per il fisico in generale, fare sport e seguire un’alimentazione equilibrata e ricca di sostanze nutritive, in modo da ridurre il rischio di ipertensione, che a sua volta è un fattore di rischio per ictus e ischemie. Anche il fumo, per questa ragione, va evitato. 

È altrettanto importante sottoporsi a controlli medici e oculistici regolari e consultare tempestivamente uno specialista in presenza di sintomi, sia generici che oculari. 

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