quali sono i sintomi e i rimedi per il cheratocono

Steph Curry e il cheratocono: la storia di un campione e della sua visione

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Per anni, guardando giocare Steph Curry, molti commentatori hanno usato un’immagine ricorrente: “vede il canestro come una vasca da bagno”.
Una frase che sintetizza alla perfezione la straordinaria precisione del fuoriclasse dei Golden State Warriors, capace di cambiare il modo di intendere il tiro da tre punti e di riscrivere record destinati a durare nel tempo.

Eppure, dietro la sua mira eccezionale, si nasconde una storia poco conosciuta: negli anni in cui la sua carriera sembrava rallentare, Curry ha scoperto di essere affetto da cheratocono, una patologia corneale progressiva che può compromettere drasticamente la qualità della visione.

Cheratocono: cos’è, sintomi e diagnosi precoce

Il cheratocono è un problema oculare che, se non diagnosticato in tempo, può rendere difficile distinguere i dettagli, leggere traiettorie e mantenere una messa a fuoco stabile, tutti aspetti fondamentali per un atleta di alto livello, ma altrettanto importanti per la vita quotidiana di chiunque.

Steph Curry: un campione e la sua sfida visiva

Quando si parla di precisione al tiro, pochi nomi brillano quanto quello di Steph Curry. Il fuoriclasse dei Golden State Warriors ha rivoluzionato il basket moderno grazie alla sua capacità di segnare triple da qualsiasi distanza, trasformando il tiro da tre in un’arma imprescindibile per tutte le squadre NBA. Eppure, nonostante successi straordinari e record che hanno cambiato la storia di questo sport, anche per lui è arrivato un momento in cui qualcosa ha iniziato a non funzionare come prima.

Tra il 2014 e il 2018, periodo in cui Curry ha dominato la scena cestistica mondiale, è emerso un ostacolo inaspettato: un calo di rendimento dovuto non solo agli infortuni o alle difficoltà del team, ma anche a un problema che riguardava direttamente i suoi occhi. La diagnosi è arrivata dopo mesi di dubbi e sensazioni visive poco chiare: Steph Curry ha il cheratocono.

Il cheratocono è una patologia progressiva che modifica la forma della cornea, rendendola più sottile e irregolare. Questa deformazione crea distorsioni visive, perdita di nitidezza e aberrazioni che possono interferire con la percezione della profondità, i contorni degli oggetti e, nel caso di un atleta professionista, con la capacità di leggere rapidamente le traiettorie di gioco. Per un tiratore come Curry, abituato a cogliere dettagli minimi in frazioni di secondo, il cheratocono era un ostacolo reale alla sua eccellenza.

Per compensare queste distorsioni, la vista di Stephen Curry ha iniziato a fare affidamento su lenti a contatto specializzate. Proprio grazie a questa correzione visiva personalizzata, il campione ha potuto recuperare stabilità e chiarezza di visione, ritrovando la brillantezza che lo ha sempre contraddistinto. Le lenti hanno assunto un ruolo fondamentale nella sua carriera, permettendogli di tornare ai suoi standard abituali di precisione e sicurezza al tiro.

Come il cheratocono ha influito sul gioco di Curry

Per un atleta professionista, e in particolare per un tiratore d’élite come Steph Curry, anche una minima alterazione della qualità visiva può trasformarsi in un ostacolo concreto. Il cheratocono modifica la struttura della cornea rendendola irregolare e meno stabile, e questo provoca una serie di disturbi che sul parquet diventano particolarmente evidenti. I Parlando del cheratocono e dei sintomi nello sport più frequenti, possiamo dire che questi sono:

  • Visione fluttuante
  • Difficoltà di messa a fuoco 
  • Percezione imprecisa delle distanze

Nel caso di Curry, queste irregolarità si sono tradotte in episodi di visione distorta, con il pallone che talvolta appariva sdoppiato o circondato da aloni. Un effetto che interferisce con la capacità di leggere la traiettoria, valutare l’angolo del tiro e mantenere la precisione da cui dipende il suo stile di gioco. Non è un caso che, nei periodi in cui la patologia non era ancora stata diagnosticata, fossero evidenti oscillazioni nelle sue percentuali: micro-secondi di esitazione, difficoltà nel percepire correttamente la distanza dal canestro, leggere imprecisioni su tiri solitamente automatici.

Anche la messa a fuoco da diverse distanze, fondamentale per un playmaker che deve alternare rapidamente visione periferica e visione puntuale,  risultava meno immediata. Questi cambiamenti visivi, seppur sottili, hanno inciso sulle prestazioni di Curry, rallentando la fluidità delle sue decisioni e minando la sicurezza al tiro.

La svolta: la correzione visiva

La vera rinascita sportiva di Stephen Curry è arrivata nel momento in cui è stata individuata la soluzione visiva più adatta alla sua condizione. Una volta confermata la diagnosi di cheratocono, l’introduzione da parte di Curry di lenti a contatto per cheratocono ha rappresentato un punto di svolta decisivo.

Prima della correzione, la visione distorta e le variazioni di nitidezza rendevano questo lavoro infinitamente più complesso. Dopo l’applicazione delle lenti personalizzate, la sua percezione visiva è cambiata radicalmente: la palla non appariva più sdoppiata, gli aloni intorno ai bordi erano scomparsi e la visione a diverse distanze era nuovamente fluida e stabile. 

Il miglioramento della vista di Curry è stato subito visibile: fin dai primi momenti, ha ricominciato a registrare percentuali altissime dalla lunga distanza, consolidando la sua reputazione come tiratore più efficace della storia e confermando record che sembravano già irraggiungibili.

È possibile, inoltre, ricorrere alla terapia parachirurgica non invasiva di ultima generazione del Cross-Linking corneale (CXL) per arrestare e in alcuni casi bloccare l’evoluzione del cheratocono, che in casi peggiori conduce al trapianto di cornea. 

Si utilizza principalmente come tecnica contenitiva per curare un cheratocono che potrebbe svilupparsi e peggiorare ulteriormente. Si tratta di una metodica che mira a incrementare la resistenza del tessuto corneale evitando il progressivo continuo sfiancarsi della cornea ed il concomitante deterioramento visivo percepito dal paziente. 

Dopo un’iniziale disepitelizzazione corneale viene installata sulla superficie della cornea una soluzione a base di destrano e riboflavina (Vitamina B2). Successivamente un laser a raggi ultravioletti (raggi UV-A) attiva questa soluzione che impacchetta le fibre corneali consolidando i vari strati lamellari che compongono la superficie della cornea.

Cosa possiamo imparare dalla storia di Curry

La storia di Steph Curry dimostra che anche un atleta d’élite può trovarsi a fronteggiare difficoltà visive capaci di incidere sulle performance. Ed è proprio questo il punto: nessuno è “immune” ai problemi oculari, nemmeno chi vive di precisione, coordinazione e rapidità di percezione. Per questo la diagnosi precoce della vista nello sport è fondamentale, così come una prevenzione costante. 

La vicenda del campione NBA ci ricorda che la prevenzione oculistica negli atleti è una parte essenziale della salute e delle prestazioni. Quando Curry ha scoperto la causa delle sue difficoltà e si è affidato alla correzione adeguata, la sua visione è tornata stabile e precisa, permettendogli di ritrovare la brillantezza che lo ha reso unico. E questo vale per tutti noi: individuare anche piccoli cambiamenti nella qualità della visione è fondamentale per mantenere il benessere oculare nel tempo.

La lezione è chiara: l’importanza dei controlli oculistici non riguarda solo chi gioca ad alti livelli, ma chiunque utilizzi la vista in modo intenso nello sport, nello studio o nel lavoro. Anche un lieve fastidio, una sfocatura ricorrente o una difficoltà nella messa a fuoco possono essere segnali da non ignorare.

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